Il nazionalismo russo, 1900-1914. Identità, politica, società.
I “nemici interni” erano i liberali, i socialisti, gli ebrei, e quelle categorie considerate da Russkoe Sobranie come intimamente ostili all’autocrazia. Il preci-pitarsi degli eventi bellici nell’Estremo Oriente con le umilianti sconfitte inflitte dalle armate giapponesi all’esercito imperiale e lo scoppio della rivoluzione nel gennaio del 1905 dopo la tragicamente famosa “domenica di sangue”, porranno il consesso nazional-conservatore e monarchico di fronte a quali misure prendere per rispondere all’entrata sulla scena delle masse nella politica, e a come organiz-zare una propria posizione antirivoluzionaria e in difesa dello zarismo.
Frutto di diversi anni di lavoro, “Il nazionalismo russo, 1900-1914” rappresenta il terminale di anni di lavoro di ricerca sulla cosiddetta area nazional-conservatrice durante la tarda età imperiale russa, un periodo breve ma pregno di avvenimenti significativi per lo sterminato impero zarista: la guerra russo-giapponese, la rivoluzione del 1905, l’inizio della grande guerra.
Giovanni Savino, già professore a Mosca e attualmente ricercatore presso l’università di Parma (un’anabasi dovuta, come successo a tanti altri, all’invasione russa dell’Ucraina lo scorso febbraio), conduce il lettore a conoscere le principali posizioni e i temi più importanti al centro del dibattito delle forze nazionaliste, con particolare attenzione alle relazioni con il movimento nazionale polacco e alla questione dell’identità ucraina. Una realtà, quella della destra nazionalista russa, per troppo tempo forse non abbastanza investigata dal mondo accademico, almeno quello italiano, e che gli accadimenti degli ultimi mesi hanno riportato al centro dell’attenzione.
Colpisce infatti come il linguaggio, l’ideologia, l’immaginario del nazionalismo russo dei primi del novecento appaiano spaventevolmente simili, quando non identici, ai proclami identitari di Vladimir Putin e della sua cerchia di ideologi e intellettuali, a più di cento anni, due guerre mondiali e una rivoluzione bolscevica di distanza.
La nostra grande e immensa madre Rus’, e le numerose lingue e nazionalità vivono nel-lo spazio illimitato dell’impero russo e tutte loro si mescolano nel vasto grembo della nostra amata madre, della nostra comune patria; tutte loro si uniscono in un unico, indivisibile organismo statale, e né il deputato Bulat, né il deputato Miljukov, né i loro compagni possono intaccare e seminare divisioni nel nucleo unito statale russo della famiglia dei popoli che abitano l’impero russo.
Giovanni Savino, Università degli Studi di Parma, storico, si occupa di nazionalismo russo nel XX secolo e delle rappresentazioni del passato nella Russia di oggi. Ha insegnato all’Accademia presidenziale russa, all’Università pedagogica della città di Mosca e all’Università finanziaria russa, attualmente è visiting professor di Storia dell’Europa orientale presso l’Università di Parma. Ha collaborato a vari progetti di ricerca con l’Institute for European, Russian and Eurasian Studies della George Washington University e ha svolto il ruolo di coordinatore scientifico per un fondo promosso dalla Rosa Luxemburg Stiftung a Mosca. I suoi ultimi lavori sono: Vasily Shulgin (1878–1976): The Grandfather of Russian Nationalism, IERES Occasional Papers, 2020; From the White Armies to Nazi Collaboration: Alexei von Lampe (1885–1967), IERES Occasional Papers, 2020; La questione galiziana e il nazionalismo russo in guerra, 1902-17, «Contemporanea», 2019; A Reactionary Utopia? Russian Black Hundreds from Autocracy to Fascism, in M. Laruelle, Entangled Far Rights, 2018.
La versione scaricabile gratuitamente del libro.
L’intervista a Giovanni Savino andata in onda su radio onda rossa il 4 ottobre 2022